«Ero un bambino e salii a Camaldoli per la prima volta nell’agosto del 1962 con i miei zii in cinquecento passando da Badia Prataglia; la strada era ancora ghiaiata ed il viaggio era avventuroso. Mio zio guidava le corriere e conosceva la località allora molto lontana. Quei monaci bianchi che camminavano in mezzo ad enormi abeti, il silenzio, il profumo di resine che si spandeva nella brezza estiva, la vista arcaica delle ossa di un vecchio monaco esibite nella chiesa del Sacro Eremo si impressero nella mia mente in un misto di stupore e curiosità… Tornai da adolescente negli anni ’70 a Camaldoli e il fascino della spiritualità benedettina si fece strada in me. Ma l’incontro davvero sorprendente fu a Monte Giove con Padre Benedetto Calati che con Adriana Zarri, Pietro Ingrao e tanti altri esponenti della cultura e della fede italiani dialogava amabilmente fra le celle graziose e solitarie dell’Eremo. Era l’agosto del 1989. Fu nel 1993 che prendemmo coscienza che la radice romualdina affondava nell’antica Ravenna i cui echi imperiali non si erano del tutto spenti attorno all’anno mille. Demmo vita ad un comitato – a dire la precarietà della nostra organizzazione: “Ravenna – Camaldoli” che organizzò vari incontri in città negli anni seguenti. È nel 2012 che però che è nata l’Associazione Romagna Camaldoli per rivivere il carisma romualdino come laici e attingere nuove energie da quell’esperienza millenaria e coltivare una amicizia per noi essenziale.»